Tutti siamo stati informati, dai mezzi di comunicazione di massa o dalle pubblicità presenti nei negozi che hanno aderito, del piano anti-inflazione messo in atto dal governo. Il piano è il frutto di un patto siglato il 28 settembre tra governo, produttori e distributori per offrire prodotti a prezzi bloccati o scontati. L’iniziativa è partita il 1° ottobre e consente a chi fa la spesa nei supermercati aderenti di scegliere tra un paniere di beni a prezzi che non subiranno aumenti, almeno per tre mesi, fino al 31 dicembre 2023. L’obiettivo è contenere i prezzi di alcune tipologie di prodotti di largo consumo delle famiglie, tutelare il potere di acquisto dei consumatori e allo stesso tempo contrastare le spinte inflazionistiche. I beni interessati sono naturalmente quelli di prima necessità: alimentari come pane, pasta, olio, carne… e prodotti per l’infanzia e la cura della persona. Un bollino tricolore applicato sulle confezioni consente di riconoscere i prodotti a prezzo bloccato o ribassato. Il bollino riporta un logo con i colori della bandiera italiana e la scritta “trimestre anti-inflazione”. C’è inoltre, da aggiungere che ogni esercizio commerciale decide in autonomia su quali beni e in quale modalità applicare gli sconti, a patto che siano “beni di prima necessità, alimentari e non alimentari di largo consumo” e prodotti per l’infanzia e per l’igiene personale.
Risulta del tutto evidente il limite di tale operazione non essendo prestabilito un elenco di beni su cui saranno applicati gli sconti dove ogni esercizio commerciale è libero di scegliere come comunicare ai consumatori i prodotti su cui sono applicati gli sconti nei propri punti vendita. Mentre sarebbe stata più efficace e trasparente una misura che avesse indicato, per ogni singolo bene compreso nel paniere, un prezzo al chilogrammo rapportato a quelli minori rilevati fino a settembre 2023 consentendo la certificazione con il bollino tricolore solo ai venditori che avessero aderito all’impegno di non superare tale prezzo nel trimestre successivo. Secondo i dati del Ministero, si contano circa 25.000 punti vendita aderenti in tutta Italia, e l’elenco completo, diviso per regioni, province, comuni, CAP di riferimento, per facilitare la ricerca e la consultazione è disponibile sul sito del MIMIT.
Il giudizio delle associazioni dei consumatori sul “trimestre anti-inflazione”, anche se con diverse sfumature, rimane fortemente critico. Di fronte a una crisi così accentuata con gli aumenti del costo dell’energia (+18,6% per l’elettricità e +4,8% per il gas), seppur inferiore a quello sostenuto nel 2022, e la differenza notevole tra la crescita dei beni alimentari e la media dell’inflazione che pesano fortemente sulle disponibilità di spesa delle famiglie, l’operazione si configura come un’operazione di facciata insufficiente a dare respiro alle famiglie.
Resta pertanto urgente intervenire per mettere in atto la riforma delle accise e degli oneri di sistema sui beni energetici e carburanti; rimodulare l’Iva sui generi di largo consumo; attivare seri e tempestivi monitoraggi dei prezzi attraverso Comitati di sorveglianza costituiti territorialmente, con la partecipazione delle associazioni dei consumatori al fine di contrastare prontamente ogni fenomeno speculativo; ampliare le misure di sostegno a favore delle famiglie che non riescono a sostenere la rata dei mutui a tasso variabile.
Le risorse per tali interventi vanno ricercate attraverso una seria azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, nell’introduzione di una tassazione strutturale progressiva degli extraprofitti delle imprese (dal settore energetico a quello farmaceutico) e nell’incremento di forme di tassazione sulle transazioni finanziarie.
Angelo D’Adamo